sì perché all'università avevo un prof che intercalava ogni concetto con la locuzione
"e quant'altro" e mi faceva imbestialire. Assomigliava a Michael Douglas che interpreta
Gordon Gekko in "Wall street": giacca e cravatta (e ovviamente pantaloni che mica veniva in mutande), scarpe di rovere lucido, camicia con le cifre ricamate, pettinatura alla
umberta, come la chiamerebbe mia madre, cioè all'indietro e i capelli un po' leccati, ma soprattutto una granitica sicurezza in se stesso e nella propria immagine di successo grazie al suo sguardo che buca l'orizzonte. Tipo John Wayne che traguarda il tramonto.
Stavo pensando proprio al mio SpaghettiGekko quando in autobus vedo una studentessa che inclina la testa e fissa il libro che tengo nella sinistra.
Mostro la finta indifferenza dell'organismo mononeuronico degno di uno zombi di romero in cui mi trasformo al mattino. Lei insiste e compie una seconda torsione del capo ancora più smaccata tanto che stavolta mi è impossibile ignorarla.
- "Ellis. Lunar Park." le sorrido.
- "è bellissimo, vero?"
- "l'ho appena comiciato" e sentendomi in svantaggio aggiungo
- "beh, ma sono andato alla presentazione!"
- "alla Feltrinelli?? C'ero anche io!"E scatta l'empatia
- "un presonaggio..."
- "...inquietante, eh?"
- "sì sì!!!"Abbiamo solo cominciato e vorrei scambiare idee, insultare severgnini, chiederle se è una blogger, sapere come si chiama, ma l'autobus frena brusco, fffffscsscscsc delle porte, lei scende di corsa, ciao ciao, si gira, mi sorride, sbattono nuovamente le porte e si riparte. tutto nel giro di un secondo.
assonnato e scontento guardo la tastiera e mi trovo a rimuginare: alle volte, nella vita, non ci sono abbastanza fermate.